Bollette, il nucleare non salverà gli italiani: il carbone sarà indispensabile - Affaritaliani.it

2022-07-01 21:50:08 By : Mr. Spring Shao

Enrico Mattei, definito "l'uomo che guardava al futuro", perché aveva deciso di potenziare l'AGIP (Azienda Generale Italiana Petroli) e successivamente anche l'ENI (Ente Nazionale Idrocarburi), è stato senza dubbio il miglior "veggente", insieme agli esperti (geologi, chimici, fisici, ingegneri, politici) che nel 1926 avevano spinto per la fondazione dell'AGIP. 

La sua lungimiranza, si proponeva l'indipendenza energetica dell'Italia, lo portò a infastidire e preoccupare così tanto i poteri forti delle Sette Sorelle (figuriamoci quanto contente di averne un'ottava con cui fare i conti...), che gli costò la vita nel pieno delle attività, nel 1962, per un incidente aereo che solo dopo 32 anni fu considerato per quel che era stato: un attentato, considerando la prima versione data dall'unico testimone oculare che aveva parlato di un boato e dell'aereo che precipitava in fiamme e, vista la presenza di esplosivo che, finalmente, era stato cercato e trovato nei pochi resti sfuggiti all'immediata fusione della carcassa. 

In effetti, si tratta di fonti e di forme di conversione di energia molto diverse: mentre petrolio, gas e carbone hanno a che vedere con la combustione istantanea di forme di vita alimentate dal sole migliaia di secoli fa e accumulate nelle viscere della terra, per l’uranio si tratta di trasformazione per via artificiale e controllata di massa in energia. L’uranio è un “combustibile” che non brucia e che si è formato indipendentemente dall’esistenza di forme vitali e in tempi ben più remoti, relativamente più vicini alla grande esplosione iniziale, il big bang.

Per capirne l’origine, le miriadi di stelle che vediamo sono il motore della costruzione incessante, nel processo di fusione nucleare, di atomi sempre più complessi a partire dal più leggero idrogeno, fino a quelli stabili come il ferro e a quelli assai più instabili con numero di massa alto, come l’uranio 235. Un elemento non rinnovabile che, proprio per la lunga sequenza di fusioni nucleari da cui proviene, è abbastanza diffuso, ma relativamente scarso e perciò drammaticamente esauribile sul nostro pianeta." (Mario Agostinelli, 13 gennaio 2011)

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