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Questo mese la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha accolto il ricorso della Commissione Europea, dichiarando l’Italia inadempiente per mancato rispetto “sistematico e continuativo” dei limiti annui stabiliti per il biossido d’azoto (NOx) nell’aria, senza aver adottato contromisure efficaci, previste a partire dall’11 giugno 2011. Il nostro Paese è recidivo su questo fronte, in particolare per quanto riguarda la grave situazione generale della Pianura Padana, ma tra le zone esplicitamente citate a rischio vi sono Bergamo, Brescia, Firenze, Genova, Milano, Roma e Torino. La situazione dell’Italia è inedita tra i Paesi ricchi, mentre una situazione europea diffusamente grave la si riscontra in una buona fetta della Polonia, ma anche nell’agglomerato urbano di Mosca (senza menzionare altri Paesi in via di sviluppo dell’Asia e dell’Estremo Oriente).
Secondo stime della Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) l’Italia resta il primo Paese in Europa per morti premature attribuibili all’inquinamento atmosferico, con circa 90.000 casi l’anno. Triste situazione cui vanno aggiunte anche perdite economiche per almeno 50 miliardi di Euro/anno, tra spese sanitarie e perdita di giornate di lavoro. Peraltro, la futura prossima direttiva europea sulla qualità dell’aria rivedrà ulteriormente al ribasso i limiti in accordo con l’OMS. Un recente studio di Legambiente su 102 capoluoghi di provincia aveva già evidenziato che tutti superavano almeno uno dei valori limite suggeriti dall’OMS per le polveri sottili (PM10 e PM2,5) e gli NOx, ovvero una media annua di 15 microgrammi per metro cubo (μg/mc) per le PM10, una media di 5 μg/mc per le PM2,5 e 10 μg/mc per l’NOx. Ai più alti livelli di sforamento dei limiti troviamo proprio le città della Pianura Padana con Milano e Torino in evidenza per la nota correlazione quasi lineare con le dimensioni dell’agglomerato urbano di riferimento. Spicca il dato di Venezia che supera di oltre quattro volte i valori OMS per le PM2,5 con una media annua di 24 µg/mc.
Bisogna agire, favorendo una vera transizione ecologica che, in questo caso, dev’essere netta. Assodato che grosso modo i tre quarti dell’inquinamento atmosferico derivano dal sistema di trasporti a combustione interna, è lì che si deve andare a colpire. La dimensione è duplice e riguarda sia il passaggio alla trazione elettrica dei veicoli su strada, sia a nuovi stili di vita che in parte l’avvento della pandemia ha fatto emergere, con la gente che si muoverà un po’ meno di prima. Circa l’elettrico, è noto l’enorme impatto ambientale degli odierni accumulatori ricaricabili agli ioni di litio e la dipendenza quasi totale dalla Cina per i minerali raffinati necessari a produrre le stesse batterie. Fattori che rendono l’industria della trazione elettrica più ipocrita di quella petrolifera, e tuttavia compromesso necessario per combattere l’inquinamento locale.
Va incentivata, quindi, ma in modo mirato. Intanto, va favorita al contempo la nascita dell’industria italiana del riciclo e rimessa sul mercato degli stessi accumulatori. In particolare, bisogna orientare il supporto statale sul trasporto pubblico, con riferimento più preciso a nuovi minibus elettrici, puntando al far sì che essi operino su percorsi flessibili ‘su domanda’ attraverso app scaricabili dedicate, fruibili a completa integrazione e per un miglior sfruttamento dell’infrastruttura inter-modale disponibile, dalle bici ai taxi, passando per i treni metropolitani. E per le gambe.
This month the Court of Justice of the European Union upheld the appeal of the European Commission, declaring Italy in default for non-compliance “systematic and continuous” of the annual limits established for nitrogen dioxide (NOx) in the air, without having adopted effective countermeasures, expected starting from 11 June 2011. Our country is recidivist on this front, in particular with regard to the serious general situation of the Po Valley, although the areas explicitly mentioned at risk include Bergamo, Brescia, Florence, Genoa, Milan, Rome and Turin. The situation in Italy is unprecedented among rich countries, while a widespread European situation is found in a large part of Poland, but also in the urban agglomeration of Moscow (without mentioning other developing countries in Asia and Far East).
According to estimates by the Italian Society of Environmental Medicine (SIMA), Italy remains the first country in Europe for premature deaths attributable to air pollution, with about 90,000 cases a year. Sad situation to which must also be added economic losses of at least 50 billion Euros per annum, including healthcare costs and loss of working days. On the other hand, the forthcoming European directive on air quality will further lower the limits in accordance with the WHO. A recent study by Legambiente on 102 major townships of the country had already shown that all of them exceeded at least one of the limit values suggested by the WHO for particulate matters (PM10 and PM2.5) and NOx, i.e. an annual average of 15 micrograms per cubic meter (μg/mc) for PM10, an average of 5 μg/mc for PM2.5 and 10 μg/mc for NOx. At the highest levels of overrun of the limits we find precisely the cities of the Po Valley with Milan and Turin in evidence for the well-known almost linear correlation with the size of the relevant urban agglomeration. The Venice figure stands out, exceeding the WHO values for PM2.5 by more than four times with an annual average of 24 µg/mc.
We must act, favoring a true ecological transition which, in this case, must be clear-cut. Given that roughly three-quarters of the air pollution comes from the internal-combustion based transport system, that’s where it must be hit. The dimension is twofold and concerns both the transition to electric traction of vehicles on the road, and new lifestyles that the advent of the pandemic has brought out in part, with declined people movements compared with before. Regarding the electric-motor alternative, it is known the enormous environmental impact of today’s rechargeable lithium-ion batteries and the almost total dependence on China for the refined minerals needed to produce such electricity accumulation devices. Factors that make the electric traction industry more hypocritical than the oil industry, and yet a necessary compromise to fight local pollution.
Therefore, it must be encouraged, but in a targeted way. In-primis, the birth of the Italian recycling industry and the reintroduction of the same accumulators on the market must be favored. By going to the point, it is necessary to orient state support on public transport with more precise reference to new electric mini-buses, aiming to ensure that they operate on flexible routes ‘on demand’ through dedicated downloadable apps, usable for a complete integration and for a better exploitation of the currently available intermodal infrastructure, from bicycles to taxis, passing through metropolitan trains. And the legs.
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