Mele conservate a 300 metri sotto le Dolomiti: ecco i colossali frigoriferi naturali del Trentino- Corriere.it

2022-05-14 05:06:33 By : Mr. Dana Huang

Questo articolo è stato pubblicato sul numero di Pianeta 2030 mensile in edicola con il Corriere della Sera il 27 aprile. Lo proponiamo online con altri servizi (che trovate nel ‘Leggi anche’) tratti dallo stesso numero, per i lettori di Corriere.it

In Val di Non, in Trentino, a 300 metri di profondità, c’è un mondo fatto di cunicoli e gallerie. È la miniera di Rio Maggiore, in origine scavata per estrarre la dolomite - il minerale, molto utilizzato nell’edilizia, che conferisce quell’inconfondibile colore alle Dolomiti - e poi diventata magazzino per conservare le mele. Un frigorifero naturale che consente di stivare 30mila tonnellate di mele. L’impianto è attualmente costituito da tre blocchi, con il completamento del quarto sarà possibile superare le 40mila tonnellate, in modo tale da conservare in ipogeo il 10 per cento della produzione di Melinda , il celebre consorzio che produce ogni anno circa 400mila tonnellate di mele in Val di Non e Val di Sole. «In previsione dell’ultimazione del quarto lotto, a bbiamo presentato al ministro Stefano Patuanelli un progetto di elevata componente tecnologica, nell’ottica dei fondi destinati al 4.0, che prevede la movimentazione delle mele, in ingresso e in uscita, tramite sistemi di automazione ad emissioni zero», spiega Ernesto Seppi, presidente del consorzio. «Il prossimo obiettivo che ci poniamo è rendere al più presto le celle ipogee visitabili dal pubblico, così da coniugare il mondo agricolo al turismo e dare ancora più valore al territorio trentino».

Le cavità scavate per estrarre la roccia oggi stivano 30mila tonnellate di Melinda. Sfruttando il freddo e l’isolamento della montagna si risparmia l’energia di duemila persone in un anno. Saranno presto visitabili

L’idea di sfruttare il freddo del sottosuolo e convertire queste enormi cavità in spazi per conservare le mele è nata dalla collaborazione tra Melinda e Tassullo, un’azienda della zona che produce materiali edili. Le mele vengono conservate nei “vuoti di cava” che si vengono a creare con l’attività estrattiva, evitando così di dover costruire nuovi magazzini in superficie. La produzione di mele nelle valli trentine aumenta di anno in anno. E più frutti ci sono, più spazio serve per stoccarli. Costruire nuovi magazzini vorrebbe dire occupare uno spazio equivalente a decine di campi da calcio, con un impatto notevole sul paesaggio circostante. (continua a leggere dopo la foto e i link)

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Per questo si è deciso di sfruttare le gallerie della miniera. All’interno dei cunicoli sono state realizzate trentaquattro celle, ognuna delle quali è lunga venticinque metri, alta undici e larga dodici e può contenere circa tremila cassoni di mele da trecento chilogrammi l’uno, cioè quasi mille tonnellate di mele. Il metodo di conservazione è antichissimo : risale a quando non esisteva il frigorifero e gli alimenti venivano conservati in neviere e ghiacciaie. In Norvegia, a partire dal 1978, si è cominciato a studiare e costruire ambienti ipogei per la frigo-conservazione, sviluppando in chiave moderna l’idea della neviera. Il magazzino ipogeo di Melinda è un’ulteriore evoluzione di queste tecniche .

Le gallerie della miniera di Rio Maggiore consentono di conservare le mele senza l’utilizzo di isolanti artificiali, sfruttando l’enorme capacità termica della roccia di immagazzinare e non disperdere freddo. Il risparmio energetico è di circa 1,9 GW/h rispetto alla conservazione in superficie, l’equivalente dell’energia elettrica utilizzata da duemila persone in un anno. Al minor consumo di energia corrisponde anche una significativa riduzione delle emissioni di anidride carbonica. Al risparmio economico, quindi, si aggiungono notevoli benefici per l’ambiente. L’impermeabilità ai gas è garantita dalla struttura della roccia e da un sottile strato di spritz-beton, mentre la coibentazione termica è assicurata dall’ammasso roccioso che funge da isolante termico. La dolomia, infatti, è una roccia molto compatta e impermeabile ad acqua e gas, caratterizzata da una temperatura costante per tutto l’anno e da un’atmosfera controllata, che permettono un’ottima conservazione dei frutti. Le gallerie quindi diventano un perfetto frigorifero ecosostenibile .

All’esterno delle celle ci sono degli impianti che servono sia per assorbire la CO2 in eccesso dall’interno, sia per ripristinare la composizione standard dell’aria. Il loro funzionamento è regolato da tre compressori posizionati nella sala macchine, dove si trova anche lo scambiatore di calore con cui viene raffreddato il glicole che porta il freddo nei pacchi frigoriferi installati in ogni cella. All’interno dell’impianto c’è una grande vasca che contiene circa 100 metri di acqua e serve sia come riserva antincendio che per raffreddare i compressori. L’acqua viene prelevata dal sottosuolo, ma in origine era piovana e in un periodo di circa settant’anni ha percolato attraverso la roccia. Nel corso del suo viaggio l’acqua è stata filtrata dalla roccia stessa ed è diventata batteriologicamente pura e quindi anche ottima da bere. Quest’acqua si accumula a circa cento metri di profondità sotto il livello dell’impianto, dove gli strati argillosi ne impediscono l’ulteriore percolazione. Da qui viene poi pompata per riempire la vasca. La quota utilizzata per il raffreddamento dei macchinari non evapora ma viene reimmessa in circolo, senza alcuno spreco.

Il premio per “l’energia buona”

Ci sono poi dei generatori d’azoto che, filtrando l’aria atmosferica, separano e concentrano l’azoto che viene inviato alle celle di conservazione dove va a sostituire progressivamente l’ossigeno in esse contenuto fino a farlo scendere al livello desiderato , vale a dire inferiore al due per cento contro il ventuno per cento che si trova nell’aria che respiriamo normalmente. La centrale di controllo dell’impianto consente di scegliere i parametri di conservazione desiderati e monitorare da remoto il funzionamento di tutta la struttura. Il sistema di frigo-conservazione in ambiente ipogeo di Melinda rappresenta un modello di sostenibilità ambientale ed economica, che nel 2015 è stato premiato con il Good Energy Award e il Sodalitas Social Award